Feb 4, 2010

Google: l'ombelico del Web e la ricerca Euristica - ebook di Nicola Mancini - Quinto capitolo

Ai tempi in cui dei brillanti lungimiranti ragazzi, registravano in Australia il dominio Specialoffers.com, ho messo on line il mio primo sito web. All’epoca, alcuni dei pochi web host che permettevano di sviluppare un sito web gratuitamente era Tripod.com. Con esso, dopo i primi stentati passi per la registrazione, io come tanti altri, morivo dalla voglia di “avere un sito web personale”. Questo significava che da un certo punto di vista, avrei messo on line qualcosa di me… ma cosa? I problemi legati all’argomentazione erano già evidenti. Che cosa scrivere? Prima ancora che si sviluppasse Myspaces di Windows, prima ancora che gli scanner per fare un upload della propria foto avessero prezzi accessibili, che cosa poteva essere messo on line, a carattere personale, per arricchire un sito web? La risposa era semplice: parlare dei propri interessi, libri e film preferiti, canzoni preferite. Se consideriamo la semplicità di un qualsiasi social network al giorno d’oggi , con cui ogni utente può caricare la propria foto direttamente dal cellulare, o inserire il link alla propria canzone preferita con possibilità di ascolto, pensare a come il tutto era complicato 15 anni fa riconduce alla considerazione che il web si sia sviluppato in pochi anni in maniera esponenziale, allo stesso modo con cui la tecnologia in uso nella vita comune si è sviluppata in cinquant’anni. Un esempio banale è la cucina a legna con cui prima si accendeva il fuoco e dopo si metteva la pentola per lo stufato a cuocere. Oggi basta premere il tasto, girare la manopola del gas e la pentola è sul fuoco!
Tuttavia, se per noi in Italia, ad esempio, creare il primo sito web era cosa nuova, e scarna sotto certi punti di vista, lentamente si prendeva cognizione delle tecniche (già largamente in uso negli Stati Uniti) per permettere che questo sito web venga visto e visitato. Da una parte, il sito web personale era anche un modo per farsi conoscere, senza tanti giri di parole, con un link di rimando durante una chat: le IRC infatti hanno contribuito nella metà degli anni 90 all’approccio alla rete per molti profani. Chi come me, dai laboratori informatici dell’università, approfittava dell’intervallo per cimentarsi in chiacchierate con qualcuno agli antipodi, ha ben presto scoperto che la cosa, a differenza della nostra realtà, era già ben sviluppata. Le prime sensazioni che un neofita del web provava, era l’incredulità di mettersi in comunicazione in real time con qualcuno negli Stati Uniti, con ore di fuso orario nel mezzo, ricevere immagini e notizie di sé, anche attraverso il famoso link al sito web personale. Però il sito web era in Italiano! Ecco che nasce la consapevolezza della minorità della lingue in questo campo: la globalità del web, parla una lingua… e questa lingua è l’inglese.

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