Feb 5, 2010

Google: l'ombelico del Web e la ricerca Euristica - ebook di Nicola Mancini - Sesto capitolo

Non dobbiamo stupirci insomma, se in lingua inglese, i siti web sono milioni. Se la concorrenza tra essi è spietata e se Google, nei loro confronti è molto severo.
Una dritta che mi sento di dare a chi volesse trasformarti in venture capitalist del web, potrebbe essere: imparate l’afrikaans; registrate domini in afrikaans e aspettate che il web raggiunga, tra anni ed anni, quelle parti remote del continente africano, dove, si spera, si svilupperà l’approccio al web. Questo potrebbe rappresentare in un certo senso, un decorso storico, parallelo e differito, di quanto si è verificato su scala mondiale in lingua inglese con il primato degli Stati Uniti. Google potrebbe premiare con i privilegi di essere tra i primi, l’intraprendenza di chi investe domini e siti web in una lingua che ancora sul web non conta concorrenti.
Chiusa questa parentesi, e ritornando al concetto dei primi meccanismi di Google, interpretati e studiati all’epoca dello sviluppo di un sito web personale nella metà degli anni novanta, i meta tag hanno rappresentato una forte valenza nella visibilità o nell’illusione di ricercarla attraverso i motori di ricerca. L’inserimento delle parole chiave, rappresentava un punto di partenza nella realizzazione di una homepage, per il fatto che all’epoca, gli algoritmi di ricerca erano rudimentali e tenevano conto delle parole chiave con un peso eccessivo e iniquo. Dico iniquo, perché per alcuni anni, l’abuso di meta tag ha costituito il caos all’interno dei motori di ricerca, disorientando l’utente del web nella ricerca dei documenti. Infatti, attraverso congegnati utilizzi dei meta tag, alcune pagine web che non offrivano nulla riguardo alle parole cercate, prevalevano nei confronti di altri più meritevoli. Questa sorta di anarchia, ha rivolto l’attenzione degli sviluppatori dei motori di ricerca a cambiare un po’ le cose. C’era la necessità di raffinare i risultati, per fornire il servizio al meglio e per evitare il tracollo e la morte del motore di ricerca. La compagnia, americana, che ha deciso di investire più di tutti in questo campo, è ora infatti quella che rappresenta l’eccellenza, il numero uno al mondo: Google.
Con il passare degli anni, il numero di pagine web caricate sui motori di ricerca, si contava ormai a nove zeri. Immaginiamo di cercare un volume in una biblioteca con milioni di libri, su cui ogni autore, abbia messo etichette per attirare la nostra attenzione, ma che in realtà, dietro, nascondono libri che trattano tutt’altro argomento da quello che stiamo cercando. Il rischio che correrebbe un motore di ricerca è quello che avrebbe spinto l’utente di quella fantomatica biblioteca a cercare il libro in un’altra concorrente. La sopravvivenza di un motore di ricerca era fortemente legata alla qualità dei propri risultati. Tanto popolare era un motore di ricerca, tanto più rapido sarebbe stato il suo declino e la sua bancarotta. I frutti degli investimenti milionari che Google ha fatto negli ultimi anni, si hanno tutt’oggi. Hanno fatto di esso il numero uno del web. Una pagina internet che ogni giorno viene aperta da centinaia di milioni di utenti. Stiamo parlando di cifre astronomiche. Cifre su scala mondiale che rendono l’idea dell’importanza della visibilità di un sito web su Google. Essere visibile su Google, e per visibile si intende avere un posizionamento d’eccellenza, corrisponde all’essere visibile al mondo, al panorama degli utenti in cerca di informazioni.
Ed è proprio questa corsa alla visibilità che spinge molti a provarci, su scala mondiale, ad apparire, attirare clicks e vendere pubblicità. Questi tentativi, a volte riusciti con ottimi risultati, hanno determinato però, un proliferare di siti web paralleli, che si affiancano ad altri dai contenuti più attendibili e di qualità, i quali rischiano di far tornare ai tempi della biblioteca con le etichette sui volumi, di cui parlavo prima. Non a caso, il web è proprio come il mare, in continuo mutamento. Questo da una parte ci deve confortare e far disperare dall’altra. Disperare perché non ci fa mai dormire sogni tranquilli. Il fatto che il web è vivo, in continuo mutamento, non deve farci mai crogiolare sugli allori, allorquando riteniamo che il nostro sito web abbia successo. Bisogna sempre combattere contro la concorrenza, per far si che i privilegi che Google ci ha fornito, premiandoci in termini di rank, durino nel tempo. Ci deve invece confortare, perché da Google ci arrivano sempre notizie circa gli investimenti e la ricerca che l’intraprendente team svolge quotidianamente. La ricerca volta sempre alla qualità dei risultati, resi sempre più vicini alla richiesta dell’informazione.

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